Benessere e Coronavirus. “Ti senti una persona migliore rispetto all’inizio della quarantena?” è la domanda posta da PXR Italy agli italiani nell’ultimo sondaggio del 27 maggio. È risultato che quasi 4 persone su 10 (38%) sentono di essere cambiate in meglio negli ultimi 80 giorni. Un dato che potrebbe incuriosire, visto il contesto non favorevole che gli italiani hanno vissuto durante la quarantena. Verrebbe da chiedersi, innanzitutto, se quel 38% è una percentuale alta, bassa o nella media; se, cioè, la quarantena ha registrato un numero maggiore, minore o nella media di cambiamenti in positivo rispetto ad altri tempi e situazioni. Ma forse qualcuno si starà ponendo una domanda ancora più basilare e importante: 1. è possibile davvero cambiare? 2. e se sì, come si fa.
È possibile cambiare? Parlano gli psicologi
Cambiare non è solo possibile, è soprattutto necessario e naturale. Ogni attimo che passa, ciascuno di noi muta una piccola parte di sè, più o meno consapevolmente: psicologi e psicoterapeuti lo sanno bene (fonte: Guida psicologi). Come sanno bene che la nostra mente può diventare il più grande ostacolo alla nostra volontà di cambiamento; nel corso del ‘900 oltre 300 approcci psicoterapeutici hanno sviluppato una propria visione di come l’uomo muta nel tempo, e hanno creato altrettanti strumenti per agevolare questo mutamento. Nel 1982 due psicologi hanno fatto sintesi di tutte queste scuole di pensiero, riuscendo a individuare le 6 fasi che delineano un qualsiasi percorso di cambiamento (fonte: StateOfMind).
Come si fa a cambiare?
Cambiamento, benessere e Coronavirus. Tutti cambiamo perchè tutti possediamo, in una qualche misura, le tre caratteristiche che servono per il cambiamento; per fare avvenire un mutamento intenzionale basta applicare queste caratteristiche in modo, a loro volta, intenzionale.
I tre ingredienti del cambiamento:
–Valori e obiettivi: è necessario avere una direzione, una meta. Cambiare implica il sapere (o per lo meno avere un’idea) di come si vuole diventare; il segreto è individuare mentalmente il proprio obiettivo, e dividerlo in tanti piccoli sotto-obiettivi. L’idea alla base di questa ‘divisione’ è la seguente: la nostra mente si stanca meno facilmente e si gode di più il percorso nel raggiungimento di obiettivi parziali, rispetto all’inseguimento di una sola grande meta.
–Autocontrollo: il cambiamento può essere visto come un ‘rompere’ uno schema mentale precedentemente consolidato. Più noi siamo abituati a comportarci in un determinato modo, più risulta difficile mutare quel comportamento; l’autocontrollo si configura quindi come la capacità di controllare sè stessi quando ci verrebbe automaticamente da comportarci nel modo in cui ci siamo sempre comportati.
–Flessibilità: questo terzo ingrediente è forse il più complesso. Essere flessibili significa sapersi adattare mentalmente e con i propri comportamenti alla situazione e al contesto in cui viviamo. In pratica significa fare queste due azioni: adattare le proprie azioni alle circostanze e alle esigenze ambientali e accettare anche quelle condizioni che sono diverse da come le si vorrebbe; per dirla in una frase ‘accettare che i nostri obiettivi di cambiamento devono tenere conto dei limiti e delle risorse che il nostro contesto ci offre’ (fonte: Studio Bortolotti-Calderone).
Perchè il Coronavirus ha portato benessere?
Proprio la flessibilità ci permette di capire cosa è successo in questa quarantena; o meglio, ci permette di dire con certezza che il 38% della popolazione italiana si è dimostrata flessibile nei confronti di un contesto di vita atipico e complesso. In altre parole quasi 4 persone su 10 si sono adattate al cambiamento: sono riuscite ad accettare la necessità del cambiamento imposta dal Coronavirus, a ricalibrare di conseguenza i propri obiettivi e a comportarsi coerentemente con questi ultimi. Per quanto spesso si creda il contrario, non è il cambiamento ad essere doloroso, ma piuttosto lo è la resistenza al cambiamento; ovvero tutti quei pensieri o comportamenti che ci limitano e che ci ostacolano nel percorso verso i nostri obiettivi.
In definitiva va aggiunto un particolare fondamentale: cambiare non significa per forza cambiare in positivo; il miglioramento è una percezione soggettiva, (in altre parole) ciò che per qualcuno è ‘migliorare’ per altri significa l’esatto opposto. Ma ciò che più conta è che il ‘come noi ci percepiamo’ influenza il nostro benessere (fonte: Psicologia Positiva). Il fatto che il 38% degli italiani si sentano persone migliori dall’inizio della quarantena implica, in molti casi, un miglioramento del benessere percepito.
Conclusioni
A conti fatti, il perchè il Coronavirus ha permesso ad alcune persone di migliorare risulta scontato: il Coronavirus rappresenta un contesto sfidante, in cui gli obiettivi delle persone cambiano, se non radicalmente, almeno in parte. Il Coronavirus ci mette davanti alla scelta di rivalutare i nostri obiettivi e di adattare le nostre azioni in base al contesto per raggiungere il benessere: il ‘diventare persone migliori’ quindi non coincide per forza con un cambiamento intenzionale, ma piuttosto con una percezione positiva del sè attuale rispetto al sè passato.
PXR Italy vi saluta con una frase di Lau Tzu: “Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla.”
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